Nicola Lombardo, ha ambientato la natività in un immaginario luogo dove le geometrie dell’impianto si mescolano alle architetture classiche di un tempio in abbandono, in un ponte ideale fra passato e presente, per una vicenda di fede che attraversa tempo e spazio. Il tutto realizzato rigorosamente con materiale di scarto: la parte apicale di una coppa trofeo è diventata, ad esempio, la cupola del tempio in cui Giuseppe e Maria hanno riparato per la nascita del figlio. Palline erogatrici di deodorante, opportunamente lavorate, ne ornano il tetto, mentre le colonne sono ricavate da filtri dismessi del depuratore del termovalorizzatore, avvolte dalla carta ondulata che protegge solitamente crackers e biscotti. Per i muri Lombardo è andato alla ricerca di vari tipi di polistirolo, fra cui quello utilizzato per l’isolamento termico delle abitazioni. Tutti opportunamente lavorati per far emergere, con stupefacente dettaglio, pietre e mattoni.
E così il recupero degli oggetti, nel presepe di Pozzilli, diventa metafora per il messaggio più intimo del Natale: il recupero della speranza e dello spirito di accoglienza che porta Gesù nella culla. Un messaggio di cui, oggi più che mai, tutto il mondo sente il bisogno.
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