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Sisma di San Giuliano: sopravvissuta con Salvini al Parco della Memoria

SAN GIULIANO DI PUGLIA – “Abbiamo ricordato il crollo della scuola ma anche della San Giuliano di oggi, del progetto legato ai migranti. È stata una giornata densa di emozioni”. Così Gioanna Astore, giovane di 24 anni di San Giuliano di Puglia, coordinatrice della Lega in paese, a proposito della visita di Matteo Salvini a San Giuliano di Puglia, al Parco della Memoria prima e al villaggio post terremoto dopo.

La giovane, rimasta 9 ore sotto le macerie della “Jovine” prima di essere salvata, il 31 ottobre del 2002, ha accompagnato Salvini nel Parco della Memoria realizzato dove c’era la scuola crollata e, insieme a lui, ha deposto una corona di fiori davanti uno dei pilastri della elementare.

“Non so come sarà il mio futuro – ha detto ancora la ventiquattrenne – Non sto lavorando, qui non c’è nulla. Bisogna però guardare al futuro. Sono felice oggi della visita di Salvini, ci tenevo che venisse in questi luoghi. I fondi da utilizzare per il centro hub, circa 3 milioni di euro dovrebbero essere usati per l’occupazione, per far ripartire il territorio, creare nuove opportunità no per far venire i migranti”.

Salvini al suo arrivo nel Parco della Memoria è stato accolto da molte famiglie del paese. Un’anziana di 64 anni, in particolare, nonna di cinque nipoti, lo ha avvicinato chiedendogli di “fare qualcosa per i giovani. Fate i fatti. Tutti questi giovani senza lavoro. Il paese, se andate nel centro storico è fantasma perché i ragazzi purtroppo se ne sono dovuti andare. Non per il fatto delle casette, ma per il lavoro, noi siamo legati a questo paese, noi vogliamo rimanere qui a San Giuliano, le nostre radici sono qua, dobbiamo combattere per questo paese. Questi ragazzi che sono morti si sono immolati per noi. Ci dovete aiutare. I giovani vogliono lavorare ma non hanno la possibilità perché ci hanno abbandonato”.

Salvini ha poi visitato il villaggio post terremoto dove ha potuto rilevare lo stato di abbandono in cui si trova fermandosi a dialogare con la gente del paese che, a gran voce, ha denunciato contrarietà al progetto di trasformare l’area in un centro di accoglienza per circa 250 immigrati.

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