Gli effetti della pandemia sul sistema economico nazionale e regionale, infatti, sono per molti aspetti devastanti sia per le misure restrittive messe in atto dal Governo necessarie al contenimento della diffusione del virus sia per l’inevitabile contrazione di richiesta interna ed esterna.
Il sostegno alle attività delle imprese in difficoltà diviene quindi di primaria importanza per la resistenza di tutto il sistema produttivo agli effetti della pandemia. La scelta di indirizzare gli aiuti alle imprese agricole che hanno allevamenti bovini, bufalini e caprini diviene importante non solo perché le imprese rurali sono state colpite in maniera profonda dalle conseguenze della crisi Covid 19, ma anche perché queste imprese mantengono vive le nostre aree interne e montane, svolgono un ruolo straordinario di sorveglianza e manutenzione del territorio e restano presidi importanti da tutelare e da sostenere.
Consentire la continuità delle loro attività è sicuramente un obiettivo da perseguire. E’ chiaro che la natura una tantum della misura e l’esiguità dei finanziamenti previsti (importo massimo: 7 mila euro per agricoltore, 50.000 euro per PMI) assumono carattere sussidiario in questa fase e non possono di certo essere considerati esaustivi rispetto ai danni economici che questo settore ha subito anche per effetto della crisi pandemica e per le problematiche complessive che dovrà affrontare.
Sostenere le imprese agricole dovrebbe infatti divenire, per una regione come il Molise, una strategia e una misura strutturale dell’azione di governo regionale e dovrebbe essere strettamente connessa con politiche di sviluppo delle aree interne, con interventi di riqualificazione dei borghi, di realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali, di politiche di marketing per la divulgazione dei prodotti ma anche delle ricchezze paesaggistiche, storiche, folkloristiche e culinarie.
Le risorse comunitarie in regime di condivisione e programmazione territoriale potrebbero rappresentare una risposta iniziale. La misura rischia di essere, pertanto, un mero palliativo, una misura tampone non collegata ad alcuna strategia di sviluppo reale o a un rilancio del settore che pur in fase iniziale del PSR si era enunciata. Le risorse citate, vengono nei fatti sottratte alla sottomisura 7.3 del PSR riferito all’infrastruttura banda ultra larga.
Tale misura rientra in un programma più ampio guidato dalla strategia nazionale Agenda digitale. Il progetto regionale prevedeva un intervento di 27.136.963 euro Finanziato con risorse FEARS/ PSR (17.000.000 euro) e risorse FSC ( 10.136.963 euro) relativamente alla programmazione 2014/2020.
Ad oggi lo stato di attuazione dell’intervento, che prevedeva la copertura dell’intero fabbisogno regionale, è ancora limitato ad alcune aree che certo sono minoritarie rispetto al resto del territorio dove si registrano ampie zone dove i lavori sono ancora in corso e/o sono in fase di progettazione e zone dove la copertura è addirittura solo prevista.
Questa situazione solleva senza ombra di dubbio alcune perplessità rispetto alla decisione di togliere 4 milioni di euro alla realizzazione della banda ultra larga. La dotazione di infrastrutture immateriali, infatti, diviene strategica per lo sviluppo del territorio sia perché potrebbe essere volano di scambi commerciali, sia perché permette ed agevola le attività di commercializzazione e la conoscenza del territorio su scala globale dando, in questo caso, prospettiva di vero sviluppo e strategia anche di marketing commerciale.
Pur considerando che dal documento di proposta di modifica si evince che questa scelta sembra essere obbligata poiché queste risultano le sole risorse ad essere disponibili nella programmazione del PSR 2014/2020 andrebbero reperiti fondi aggiuntivi per coprire la somma dei 4 milioni sottratti alla realizzazione del programma di copertura banda larga.
In questa sede si ritiene infatti alquanto aleatorio il riferimento del recupero di risorse nella direzione dell’implementazione digitale che dovrebbe gravare sulla programmazione dei fondi previsti dal Recovery Fund.
Come noto, la discussione su tale strumento prevede tempi lunghi a livello europeo e nazionale, ma al momento non vi è stata alcuna indicazione nemmeno a livello regionale sulle direttrici di intervento necessarie.
E’ da sottolineare l’assoluta assenza di discussione e coinvolgimento a livello territoriale delle OO.SS. se non nelle parti OBBLIGATORIE previste dalle norme e regolamenti.
Assenza totale anche nel coinvolgimento vero e strutturato. Da tempo non si affronta una vera discussione di merito e magari condivisa sulla programmazione di cui necessita questa regione.
Rapporti che si limitano semplicemente a chiedere in tempi rapidissimi un parere per materie complesse. Ed è per questo che esprimiamo preoccupazione in primo luogo di carattere metodologico
Le incessanti richieste di parte sindacale rivolte al Governo Regionale di istituire un tavolo di confronto permanente per la PROGRAMMAZIONE CONDIVISA dei diversi interventi ivi compreso “Recovery Fund” non ha avuto alcuna risposta e quindi il perdurare di questa circostanza non darebbe nessuna garanzia, nemmeno di mera “sorveglianza, alle Organizzazioni coinvolte nel complesso della discussione;
la seconda preoccupazione, strettamente collegata alla prima e conseguentemente di merito, deriva dalla constatazione che gli stessi interventi riferiti al Recovery Fund sono ancora in fase di progettazione e proposta e ad oggi non è dato sapere chi saranno i partner locali di questa progettazione e della successiva proposta.
Ribadiamo ancora una volta che sono necessari aiuti a chi sta pagando oltremodo gli effetti di questa ennesima crisi ma siamo convinti anche che il Molise abbia bisogno di una riorganizzazione organica e di prospettiva non legata semplicemente allo spostamento in emergenza di fondi da un capitolo all’altro. Sembra mancare, ad avviso delle scriventi OO.SS., una chiara visione di come si rilanciano i settori produttivi (e tra questi quello agricolo e zootecnico) come si sostengono politiche attive a favore del mondo del lavoro e, continuando in questa maniera, si rischia di produrre solo interventi con poche risorse magari a pioggia senza che si concretizzino opportunità strutturali ad un comparto che è disastrato da oltre un decennio” è questa la nota a firma congiunta di CGIL Molise, CISL Abruzzo Molise e UIL Molise.
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