Presentato il documentario ‘Achille Pace e il Premio Termoli’
TERMOLI – È stato presentato ieri pomeriggio, 21 aprile 2016, nella Sala Consiliare del Comune di Termoli, il documentario intitolato ‘Achille Pace e il Premio Termoli’ realizzato grazie alla volontà dell’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Angelo Sbrocca.
“Si tratta di un omaggio al Maestro Achille Pace, senza il quale il Premio Termoli non sarebbe stato lo stesso e la nostra città non avrebbe la collezione di opere che attualmente possiede” – ha dichiarato il delegato alla Cultura al Comune di Termoli Michele Macchiagodena.
Il primo cittadino avv. Angelo Sbrocca ha sottolineato il valore della collezione e la volontà di collocarla, per la prima volta, in uno spazio degno ad accogliere le opere e i visitatori, il Museo MACTE, Museo d’Arte Contemporanea Termoli, nome che corrisponde anche alla locuzione latina Macte che significa animo! Coraggio!
Il regista Simone D’Angelo, che ha realizzato il documentario ha spiegato che si è trattato di un lungo lavoro, iniziato nel dicembre 2014 in occasione del vernissage del 59° Premio che ha visto la curatela proprio del Maestro Pace e conclusosi poche settimane fa.
“Un montaggio eseguito con la tecnica del taglio, perché è la tecnica che principalmente restituisce la verità – ha spiegato il regista – aggiungendo che si è trattato di un lavoro particolarmente complesso poiché è stata fatta una sintesi di oltre 20 ore di interviste”.
Il documentario è una ricostruzione del Premio Termoli attraverso le parole di uno dei suoi protagonisti, il maestro Pace e le testimonianze dirette di chi ha vissuto il Premio da vicino: le interviste sono state realizzate a Roma nell’atelier dell’artista, a Termoli in occasione del vernissage del dicembre 2014, a Campobasso con il professore Lorenzo Canova, a Padova con il sovrintendente del Polo Museale Veneto Daniele Ferrara e ancora a Termoli all’ex funzionario comunale Bruno D’Apice che per anni si è occupato del Premio Termoli, alla curatrice della 60° edizione del Premio Anna Daneri e al sindaco Angelo Sbroccca.
L’architetto Bruno D’Apice ha ripercorso gli anni del Premio Termoli regalando anche ai presenti aneddoti relativi agli artisti che hanno aiutato a rivivere il clima vivace degli anni di maggiore splendore dello stesso Premio.
D’Apice ha anche ribadito come lo stesso Achille Pace amava parlare di ‘sprovincializzazione’ per il Premio Termoli, “Spesso diceva – ha ricordato l’architetto D’Apice nel suo intervento – ‘Non bisogna guardare a Frosinone ma a Parigi’”.
La curatrice del 60° Premio Termoli Anna Daneri ha sottolineato come la 60° edizione si sia collocata proprio su questa linea. “Il Premio negli anni ‘60 e ‘70 ha dato spazio alla sperimentazione e si è posto come un’eccellenza nella Storia dell’arte italiana “. La curatrice ha poi ripercorso quello che è stato il 60° Premio Termoli intitolato ‘In Cantiere’ che rappresenta un’edizione di snodo per la storia del Premio ponendo le basi per il futuro del Premio stesso e del Museo in via di realizzazione.
“La storia del Premio si è distinta per un’attenzione ai linguaggi più innovativi – ha sottolineato la Daneri – specie nel decennio ’60 – ’70, ed è stato obiettivo di questa edizione presentare una selezione di giovani artisti impegnati nella riflessione del mezzo pittorico e scultoreo secondo filoni di ricerca diversi, presentando le opere di Riccardo Baruzzi, Gabriella Ciancimino, Sara Enrico, Antonio Fiorentino, Elena Mazzi, Santo Tolone. Il 60° Premio Termoli ha visto coinvolto un gruppo lavoro di giovani professionisti affermati nel mondo dell’Arte nella definizione di un progetto grafico innovativo e un sito web dedicato al Premio (strumento mai realizzato finora) da parte dello Studio Temp, un allestimento ideato per gli spazi del MACTE (e che resterà in dotazione al museo) da parte del collettivo di designer Rio Grande, il coordinamento e la supervisione di Stefania Scarpini che ha seguito le varie fasi di realizzazioni della mostra e l’ufficio stampa Ludovica Solari che ha curato le relazioni in ambito nazionale”.
La giuria composta da Stefano Arienti, artista italiano tra i più importanti della sua generazione già coinvolto in altre edizioni del Premio, Lorenzo Canova docente dell’Unimol e critico d’arte profondo conoscitore del Premio, Simone Menegoi curatore indipendente particolarmente attento ai linguaggi di ricerca contemporanei, ha colto la qualità delle opere presentate e ha assegnato il premio a Riccardo Baruzzi sottolineando come ‘la sua poetica si segnali per una maturità e un lirismo non comuni e stabilisca, da una posizione di ricerca contemporanea un dialogo con la storia del Premio Termoli, caratterizzato dall’interesse per le ricerche astratte e dal rapporto tra arte e percezione visiva’.
L’ultimo intervento è stato riservato all‘Art advisor della società ‘Open Care’, l’unica società in Italia ad offrire servizi integrati per la conservazione, gestione e valorizzazione di opere e collezioni d’arte, Antonella Crippa: “Siamo stati chiamati a valutare le circa 500 opere della Collezione del Premio Termoli, realizzate con tecniche diverse. Sono state raccolte in modo sistematico e direi affettuoso nel catalogo generale realizzato nel 2005, cosa molto rara per un’Amministrazione comunale. Abbiamo valutato le opere con un criterio standard basato sul confronto con il territorio nazionale e abbiamo stimato il loro valore nella storia del Premio Termoli. Quello che ci ha stupito è stato trovare opere di artisti attualmente molto significativi nel panorama artistico come Raphael Soto, nato in Venezuela e vissuto a Parigi e che in questo momento è venduto con molto interesse sulle principali piazze internazionali, l’opera di Carla Accardi degli anni ‘60 molto rara, due opere bellissime di Gastone Novelli, Schifano, Tano Festa, Leccini, D’Orazio, Emblema, Mattiacci, Calderara, Nanda Vigo, Sanfilippo, Turcato … Sono rimasta sorpresa dalla qualità delle opere. Immagino già come potrà essere questo museo MACTE, dove si potranno far ruotare le esposizioni. Ora è importante mettere in atto azioni mirate alla fruizione delle opere e alla restituzione di queste e del tanto materiale del Premio Termoli ai cittadini e ai visitatori. Ad ogni modo è la prima volta che mi capita che la valutazione di una collezione sia il doppio di quello che si immaginava, non era mai successo prima”.
Il sindaco Sbrocca ha chiuso i lavori sottolineando che il Premio Termoli merita quindi di avere presto un Museo e di far conoscere le sue opere in Italia e all’estero e ha sottolineato che il Premio ha un grande valore economico oltre che artistico. “Siatene orgogliosi – ha concluso l’Art advisor Antonella Crippa, perché avete una Collezione splendida”.