Termoli, Rotary: convegno sul tema del morbo di Alzheimer

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L’importanza di una diagnosi precoce in modo tale che, una volta che la malattia è stata conclamata, si possa indirizzare il paziente verso un percorso terapeutico e assistenziale appropriato

TERMOLI – Si è parlato di Alzheimer nel convegno organizzato giovedì scorso, 6 dicembre, presso la struttura Opera Serena dal Rotary Club di Termoli in sinergia con Solidalia. Nel mese dedicato alla prevenzione e alla cura delle malattie, si è inteso dare spazio a un tema che oggi coinvolge un numero sempre maggiore di pazienti e famiglie. Articolato in tre parti, l’incontro si è aperto con l’intervento del dottor Vincenzo Iannaccone, Direttore sanitario e medico responsabile di “Opera Serena”. Dopo i saluti della presidentessa del Rotary Club di Termoli, Rossella Travaglini, si è entrati nel vivo del seminario. La malattia è stata presentata al pubblico a partire dalla sua prima descrizione, avvenuta all’inizio del secolo scorso, e fino ad arrivare ai giorni nostri.

Come evidenziato dal dott. Iannaccone, l’Alzheimer fa parte delle demenze e si manifesta con l’incapacità di far fronte alle esigenze mutevoli della vita quotidiana. Oggi rappresenta una malattia in ascesa, quarta per casi di mortalità nei paesi occidentali. Essa prevale nel sesso femminile, si manifesta soprattutto dopo i 65 anni e ha un decorso di circa 8-10 anni. Dai dati evidenziati nel corso del convegno è emerso che nel 2030 i pazienti affetti nel mondo da tale patologia raggiungeranno i 74milioni. Il numero è tuttavia destinato a salire del 2050, quando potrebbero arrivare a 131milioni. Il dott. Iannaccone ha poi esaminato il decorso della malattia dividendolo in tre stadi. Sono stati evidenziati i disturbi del comportamento legati alla patologia, nonché i bisogni del paziente e di chi lo assiste.

Tra le cose da non trascurare c’è quello legato alla malnutrizione. A soffermarsi su tale aspetto è stata Raffaella Mastantuoni, biologa nutrizionista e presidentessa del Rotaract che ha illustrato come approcciarsi al paziente per effettuare una diagnosi corretta che porti a pianificare una strategia di intervento efficace e bilanciato. La dottoressa ha dunque analizzato le singole situazioni che afferiscono all’evolversi della patologia, dando consigli utili su come affrontarle nel modo più corretto.

Il dottore Massimo Pannunzio, medico di medicina generale, ha invece spiegato il ruolo del medico di base il quale rappresenta una sorta di “sentinella”. Il medico di base deve essere pronto a individuare i primi sintomi. È molto importante che ci sia una diagnosi precoce in modo tale che, una volta che la malattia è stata conclamata, si possa indirizzare il paziente verso un percorso terapeutico e assistenziale appropriato. Il dott. Pannunzio ha illustrato il percorso affrontato negli anni evolutivi della malattia non solo dal paziente, ma anche dal familiare o da chi se ne occupa (“caregiver”) che deve fare i conti con i cambiamenti comportamentali, dell’umore, della vita quotidiana con reazioni che cambiano di volta in volta in quanto c’è chi sottostima, chi prende una coscienza tardiva, talvolta c’è un iper-coinvolgimento, ma anche rabbia, frustrazione, senso di colpa. C’è poi chi riesce ad accettare la malattia.