CAMPOBASSO – Dopo l’articolo proposto dalla studentessa Cristina Roman “La grande pestilenza manzoniana” in cui si cimenta in un riuscitissimo parallelo tra il coronavirus e la pestilenza, è la volta del lavoro svolto dall’alunna Barbara Massarella della 3 C – sempre dell’Istituto Cuoco – e quindi della sua analisi di un racconto appartenente al genere gotico della Letteratura straniera: “The Masque of the Red Death” (“La Maschera della Morte Rossa”), scritto da Edgar Allan Poe.
Si parla ancora una volta di lotta tra vita e morte, di pestilenza e di isolamento seguendo il filo conduttore della rubrica “Parliamone al Cuoco | Dalla peste al Coronavirus: le pandemie e la cultura” dando continuità alle attività della Web Radio TV Cuoco.
La voglia di approfondire e di capirne di più sul tema coronavirus spinge la ragazza a fare un confronto tra il Covid- 19 e la pestilenza raccontata dall’antesignano della letteratura horror, l’americano Poe.
Ne scaturisce questo:
- https://www.facebook.com/notes/web-radio-tv-cuoco/the-masque-of-the-red-death/1327579570786310/
“Il testo è denso di allusioni simboliche – spiega la studentessa – ed emerge con forza il tema della malattia che conduce alla morte, l’idea del virus come momento di disgregazione, di rovina, la lotta tra vita e morte, lo sconcerto degli uomini, il chiudersi nelle proprie case, sperando di tener fuori la devastazione, la morte vista come un mostro mascherato, di cui non si conosce quasi nulla”.
“Prima del Covid-19, – precisa – molte sono state le pandemie che hanno cambiato la storia dell’uomo, come la peste nera del Trecento, l’influenza spagnola, l’influenza asiatica e suina. Tante opere letterarie sono state scritte al riguardo ma, nel caso di Edgar Allan Poe, la morte viene descritta magnificamente. Il racconto è ambientato in un luogo immaginario dove il tempo è indefinito ed è in corso una terribile pestilenza. ‘La Morte Rossa’ devasta completamente il principato, ed il principe Prospero decide di ritirarsi assieme ad un migliaio di amici nel suo palazzo fortificato e sicuro, con un muro alto che lo cinge”.
“Per contenere la pandemia del Coronavirus – continua – ci viene chiesto di restare a casa e non avere più relazioni con il mondo esterno, ma ai giovani, e non solo, i divieti non piacciono affatto. Oggi, durante questo dramma in atto, molti sembrano ironizzare sulla morte, piuttosto che continuare ad apprezzare la vita, pensando di essere invulnerabili, la svalutano”.
“La vita si può affrontare sfuggendola o affrontandola. A noi la scelta, che non sempre è facile, ma chi più si avvicina alla sua autenticità sarà vittorioso” – conclude.
“La Morte rossa aveva per parecchio tempo devastato la regione. Non si vide mai peste così fatale e orribile. Il suo emblema era il sangue — il rossore e l’orridezza del sangue. Cominciava coi dolori acuti, una vertigine improvvisa e poi uno stillazione abbondante attraverso ai pori, la dissoluzione dell’organismo. Delle macchie rosse sul corpo e specialmente sul viso della vittima, la mettevano al bando dell’umanità e le precludevano ogni soccorso a ogni simpatia”.
EDGAR ALLAN POE, La Maschera della Morte Rossa (1842).