CAMPOBASSO – “L’inaugurazione dell’anno accademico della nostra Università, quest’anno si lega a doppio filo ad un anniversario altrettanto importante, quello dei quarant’anni che il nostro Ateneo compie. Quarant’anni che hanno contribuito a formare culturalmente, professionalmente e umanamente nuove generazioni, nuovi professionisti, restituendo al nostro territorio una vitalità e una dinamica relazionale tra enti ed istituzioni che abbiamo imparato a riconoscere come valore aggiunto di ogni nuovo progetto che nel corso di questi anni abbiamo provato insieme non solo ad immaginare ma, soprattutto, a rendere operativo.
Le strategie di sviluppo per il nostro territorio e per le nostre comunità, in questi quarant’anni, hanno tratto linfa vitale dalla presenza dell’Università degli Studi del Molise nella nostra regione, ma gli anniversari, in modo non tanto dissimile dalle inaugurazioni, servono anche a porsi dei nuovi obiettivi, a rilanciare collaborazioni, intendimenti, individuando cosa, nel concreto, si vuole porre al centro dell’orizzonte futuro.
Ebbene, il discorso dal quale non possiamo sottrarci per ciò che riguarda la nostra terra e i nostri giovani e al quale ognuno di noi, come rappresentanti istituzionali, deve necessariamente dare il proprio contributo in termini di proposte e non solo di evidenziazioni del problema, è quello legato allo spopolamento conseguenza della mancanza di opportunità di lavoro, inutile girarci intorno.
Il nostro territorio deve trovare una sua forma di attrattività non episodica da poter offrire all’attenzione dei tanti giovani che pur crescendo e formandosi qui poi, a un certo punto del loro percorso di vita e professionale, si ritrovano ad andare via per sempre.
L’Università degli Studi del Molise ha nel suo DNA la capacità di fare da collettore accademico e scientifico di relazioni e saperi diversificati, utili alla definizione di forme di progettazione inclusiva che ripartendo dalle esigenze reali della nostre comunità, rendano attuale e realizzabile l’innesco di un processo produttivo e lavorativo che ha bisogno di investimenti anche pubblici.
Al Ministro Schillaci al quale porgo il saluto dell’intera Amministrazione comunale e quello della città di Campobasso, in quest’ottica, chiediamo non assistenzialismo in campo sanitario, come magari facilmente si potrebbe immaginare, ma lo studio di interventi sistemici che siano il frutto di confronti il più possibile diretti, anche attraverso chi è delegato a rappresentare le nostre comunità in Parlamento, ma concertati e sviluppati in modo tale che partano dalle risultanze di lungo corso che il nostro territorio ha prodotto, attraverso le esperienze e le osservazioni di chi ci vive, perché sarebbe limitante e non risolutivo pensare di concentrare le attenzioni su un singolo intervento che non tenga conto delle relazioni che intercorrono tra le diverse sfere produttive locali.
Ricordo come sempre qui, presso l’Unimol, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato inaugurato nel 2016 il centro nazionale “ARIA” ovvero il Centro di ricerca per le Aree Interne e gli Appennini e non posso non rilevare che la nostra regione può considerarsi tutta o quasi un’area interna e in quanto tale, tutta affetta dalle problematiche di aree a forte rischio di marginalizzazione economica e per essa, sociale.
Ciò deve indurci a comprendere che è dal contemporaneo, da questo tempo presente che dobbiamo affrontare prima che diventi passato, che abbiamo l’esigenza non più rinviabile di ripartire agendo, collaborando, così come in parte già stiamo facendo, noi come Amministrazione comunale e l’Università come realtà di analisi e proposta scientifica, con progetti che vogliamo diventino stabili occasioni formative, tecnologicamente all’avanguardia, dedicati espressamente alla sperimentazione di un’idea di produttività sostenibile e nuova.
Il vero interesse che abbiamo come Amministrazioni e come istituzioni in generale è, quindi, che non si ragioni per compartimenti stagni; la nostra Amministrazione Comunale, nel suo rapporto con l’Università, ha difatti coltivato, in questi anni, una visione d’insieme degli interessi sociali e produttivi utili e necessari per la nostra realtà, tenendo insieme i fili di un discorso che, per poter condurre a dei risultati tangibili, deve contemplare le esigenze così come le potenzialità di tutti i settori pubblici e di quelli imprenditoriali presenti nella nostra regione, perché o iniziamo subito a tracciare insieme la rete dei percorsi strategici necessari a rivitalizzare il nostro tessuto produttivo, oppure non ci sarà modo di farlo da soli né oggi e né in futuro”.