«La storia del romanzo di Nadia Verdile – spiega la promotrice dell’evento, Dorothy Volpe del Prete – si svolge nel Molise ancora unito all’Abruzzo, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo. Tempo di fame e di stenti dove la povertà era la regola. Dopo gli anni ribelli e tragici del brigantaggio, in quello scorcio di fine secolo, tutto era precipitato nell’oblio delle istituzioni. Padroni da una parte, servi dall’altra. Ma anche per i ricchi qualche volta c’erano i divieti. Amare, per esempio, era un lusso non necessario. Qualche volta bandito. Da questo aborto obbligato dei sentimenti è nata l’autrice, qualche generazione dopo. Nadia Verdile è già stata da noi altre volte e siamo felici di poterla riavere con noi. Ripartiamo con i nostri incontri in presenza, ripartiamo dalla cultura, ripartiamo dall’amicizia».
Dopo la presentazione in anteprima nella sua Macchiagodena, quella di Venafro è la seconda presenza della scrittrice nel suo Molise. «Questo libro – dice Nadia Verdile – è figlio di una comunità di persone a cui sono fortemente legata da sentimenti profondi. Nasce dalla mia inesausta sete di storia e storie del mio popolo, poi dalla fortuna che non mi ha mai abbandonata nelle mie ricerche, dal fato a cui non credevo e che invece, inatteso, mi ha immersa tra persone, luoghi, ricordanze. Nasce dagli incontri con la mia gente, dalle testimonianze antiche di chi non c’è più e da quelle di chi oggi conserva ancora il ricordo dei miei».
Questa è la storia di Concetta e Umberto, i suoi bisnonni, figli di un tempo e di una società che marchiavano a fuoco i destini, segnati per sempre dalla scala sociale. In questa narrazione tutto è vero. Persone, nomi, passioni, fatti, viaggi, epiloghi ricostruiti in anni di ricerche negli Archivi, italiani ed esteri. Storia di una famiglia, ma anche paradigma e saga di un popolo con i suoi squilibri sociali, i drammi della miseria, dei pregiudizi, dell’emigrazione, delle contrapposizioni ideologiche e politiche. Di persone e gruppi, famiglie e classi, archetipi di una società i cui problemi ancora oggi sono “carne viva”. Allora, al tempo dei protagonisti e della corolla di personaggi e discendenti che ad essi si accompagna, erano tragica realtà, da accettare con la rassegnazione dell’ignoranza, della cristallizzazione delle convenzioni e dei rapporti sociali dei secoli precedenti. Una copertina d’autore segna il testo. È di Lewis Hine, tra i più grandi fotografi sociali della storia, occhio narrante dell’emigrazione a cavallo dei due secoli, la foto che campeggia sotto “Carne Viva”.
«Questo libro – conclude Verdile – ha il patrocinio morale dei comuni di Macchiagodena e Mafalda, delle province di Campobasso ed Isernia. Lo hanno sentito patrimonio della collettività della qual cosa sono estremamente orgogliosa e grata».
A parlarne con l’autrice ci sarà Dorothy Volpe del Prete, le letture saranno di Dafne Rapuano e Francesco Maienza attori di Fabbrica Wojtyla – Compagnia della città. L’incontro si svolgerà nel pieno rispetto della normativa antiCovid.
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Molise News 24 supplemento a L'Opinionista Giornale Online
reg. tribunale Pescara n.08/2008 - iscrizione al ROC n°17982 - P.iva 01873660680
Pubblicità - Contatti - Privacy Policy - Cookie Policy