A poco più di dieci anni, con l’argilla, costruì un presepe che per anni fece bella mostra nella chiesa del suo paese natale. Nel 1899 i genitori lo inviarono ad affinare questa sua dote all’allora “Regia Accademia di Belle Arti” di Napoli.
Visse in un convitto e poi a soli diciannove anni, Vincenzo, decise di emigrare per gli Stati Uniti. Fu la sua fortuna. Arrivò ad “Ellis Island” nel 1903 a bordo della nave “Lahn”. Nel 1906 giunse in America la giovane Elodia De Luca, aveva diciotto anni, sua compaesana.
I due sin da ragazzini si erano giurati amore. Nel 1908 Vincenzo ed Elodia si sposarono ed ebbero, negli anni, ben sette figli: Alceo, Viola, Mario, Nestore, Aldo, Mildred e Dolores. Vincenzo, oramai solo “Vincent”, affrontò anche duri lavori ma sempre con la convinzione, assolutamente giustificata, che l’arte sarebbe stata la sua strada.
Così si iscrisse e frequentò la “Beaux-Arts Institute” di New York. In questa scuola, sita in Manhattan, si formarono i migliori architetti e scultori degli Stati Uniti. Tra questi lui: Vincent Carano. Fu successivamente a capo degli scultori della prestigiosa“ Tiffany Studios”. Sono innumerevoli i lavori realizzati da questo artista molisano e tutti di successo.
Poi nel 1948 quando morì “Babe” Ruth, una delle leggende del baseball statunitense, fu Vincent Carano ed essere chiamato a realizzare un opera che ricordasse, per sempre, il campione scomparso. Ancora oggi quell’opera campeggia all’interno del Monument Park “Yankee Stadium”. Vincent Carano morì a New York il 1 agosto del 1963.
A cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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