Dal 15 settembre 2021 al 16 gennaio 2022 verrà presentata una rilettura della mostra prodotta dal MAN di Nuoro
TERMOLI – Dal 15 settembre 2021 al 16 gennaio 2022 la mostra Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio, a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini, porta al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli il lavoro di una delle fotografe italiane più importanti del Novecento: un progetto ambizioso, testimone di un sentire comune, e di un paesaggio naturale e antropologico condiviso tra Sardegna e Molise.
70 fotografie realizzate da Lisetta Carmi tra il 1962 e il 1976 in Sardegna, insieme a materiali d’archivio inediti compongono, nel primo museo di arte contemporanea del Molise, un racconto capace di travalicare i confini geografici.
“Grazie a questa mostra costruiamo un ponte metaforico tra Sardegna e Molise – sottolinea Caterina Riva, Direttrice del MACTE – reso possibile dalle straordinarie immagini realizzate da Lisetta Carmi e dall’attenta curatela di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini. Sono felice che un nuovo pubblico possa scoprire il lavoro di una figura centrale del Novecento italiano, e abbracciare con lo sguardo un paesaggio naturale, sociale e antropologico comune”.
La mostra viene riconfigurata per gli spazi del MACTE ponendo l’accento su quei tratti in comune che caratterizzano il paesaggio del Sud Italia: scatti del paesaggio che si modifica con l’intervento umano, i corsi d’acqua, la pastorizia e la montagna si accompagnano a ritratti di vita sociale, di lavoro e di celebrazioni.
Due sale del MACTE ospitano una selezione di opere della collezione permanente del museo che articolano diverse interpretazioni di “paesaggio”, come nelle opere della Collezione del Premio Termoli di Elisa Montessori, Bianca Santilli, Mario Schifano e Giulio Turcato.
Lisetta Carmi (Genova, 1924) nasce da una famiglia borghese di origini ebraiche e sarà per questo costretta all’esilio in Svizzera in tenera età. Dopo un lungo periodo dedicato alla musica e al pianoforte, Carmi abbandona la carriera di pianista per dedicarsi alla fotografia come mezzo di impegno politico e di personale ricerca interiore. Autodidatta, impara le basi del mestiere lavorando per tre anni come fotografa di scena al teatro Duse, nella sua città, quindi compie una serie di reportage, come quello sui lavoratori del porto di Genova. Il suo impegno nella fotografia prosegue compiendo numerosi viaggi in Israele tra il 1958 e il 1967, quindi in America Latina nel 1969, per spostarsi poi in Oriente, visitando l’Afghanistan, il Pakistan, l’India e il Nepal. Tra il 1962 e il 1974 si reca con frequenza in Sardegna, documentando con i suoi scatti la vita sociale dell’isola, in particolar modo in Barbagia.
Nel 1972 è pubblicato il volume I travestiti, che provoca un certo scandalo. In uno dei viaggi in Oriente conosce Babaji, un incontro che segna una svolta radicale nella sua vita e la porta nel 1979 a fondare l’ashram Bhole Baba a Cisternino in Puglia, dove si dedica alla pratica e alla divulgazione degli insegnamenti del suo maestro.